domenica 5 febbraio 2023

Pompei, nuove scoperte nel Complesso dei Riti Magici

Pompei, una mano magica in bronzo raffigurante Sabazio
(Foto: stilearte.it)

Il Complesso dei Riti Magici è da tempo avvolto dal mistero, dal momento che tanti sono gli interrogativi che gli archeologi si sono posti, ma poche le risposte e le conferme. Comunque, le interpretazioni ruotano tutte attorno alla sfera del magico: forse la casa di una sibilla, oppure una casa-tempio dedicata al culto di un dio legato a pratiche di magie, o ancora la sede di chi si occupava di pratiche occulte. La struttura, messa in luce tra il 1953 ed il 1958, deve il suo nome ad alcuni oggetti rinvenuti al suo interno.
Nella più recente campagna di scavo, conclusasi nel 2022, portata avanti dalla Dottoressa Anna Anguissola, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, dal Dottor Riccardo Olivito della Research Unit LYNX della IMT School e dal Dottor Alberto Martin Esquivel dell'Università di Salamanca, sono emersi nuovi reperti che aprono una serie di nuove questioni. Si tratta, infatti, di monete tagliate o bucate volontariamente, probabilmente legate allo svolgimento di un rituale magico, e piccoli vasi sepolti nel terreno durante una cerimonia sacrificale, come testimoniano i resti di frustoli di carbone e di cibo, probabilmente un pasto rituale.
Nelle precedenti campagne di scavo erano stati rinvenuti interessanti oggetti magici, come le famosissime "mani magiche" di bronzo dedicate al dio Sabazio, una divinità di origine frigia o tracica, importata dai Greci e arrivata fino a Pompei. Riconosciuto come dio della vegetazione, i Greci lo consideravano come Zeus o Dioniso, mentre le rappresentazioni che arrivano dal mondo romano lo mostrano a cavallo, con in mano il bastone del potere. Il dio Sabazio era venerato dal proprietario di una domus vicina, che possedeva un busto in bronzo del dio.
Accanto a queste mani in bronzo furono rinvenuti due vasi in terracotta con raffigurazioni di lucertole, serpenti, testuggini, grappoli d'uva e pane che alludevano alle divinità agrarie e alle forze della natura. Certamente un culto legato alla terra, alla natura, con elementi misterici e magici, per questo motivo condannato. Questa situazione porterebbe, quindi, ad ipotizzare che gli adepti dovessero riunirsi in luoghi segreti, proprio per non essere scoperti. 
In effetti il Complesso dei Riti Magici presenta una struttura molto particolare, che difficilmente può essere considerata una semplice domus: vi sono tre aree aperte sulle quali si affacciano diverse piccole stanze, in una delle quali, vicino all'ingresso, vi è una sala destinata agli incontri e ai banchetti propiziatori; inoltre, nel nel cortile, vi è un'ara alle cui spalle si apriva l'esedra destinata ai riti magici.
Gli studi più recenti dimostrano che il Complesso ha avuto un utilizzo legato all'ambito della magia a partire dal 62 d.C., fino alla distruzione del 79 d.C., e che si costruisce su un'area occupata da domus più piccole tra il III ed il II secolo a.C., poi accorpate in modo da formare un'abitazione più grande.

Fonte:
mediterraneoantico.it

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