domenica 11 luglio 2021

Pontecagnano, la tomba del fanciullo guerriero

La sepoltura etrusca di Pontecagnano
(Foto: Gazzetta del Sud)

Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, è stato protagonista, nei giorni scorsi, di una scoperta archeologica che conferma l'eccezionale popolosità dell'insediamento etrusco-campano. E' stata rinvenuta, infatti, la sepoltura numero 10.000 in una zona occupata, senza soluzione di continuità, dagli inizi del IX secolo a.C. fino all'età romana.
Ancora una volta, gioca un ruolo fondamentale l'archeologia preventiva, portata avanti dalla Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino nel corso della realizzazione di un complesso residenziale.
L'architetto Francesca Casule ha sottolineato come la capillare attività di tutela messa in campo dalla Soprintendenza abbia consentito di raggiungere risultati importantissimi sul piano della conoscenza e della valorizzazione dell'antico insediamento di Pontecagnano.
L'ultimo rinvenimento fa parte di un'ampia necropoli, con datazione dalla fine del V secolo a.C. fino alle prime fasi dell'insediamento romano. La necropoli presenta la maggior parte delle sepolture con datazione al periodo sannitico (fine V - metà III secolo a.C.). Fornisce un'utile immagine delle usanze funerarie del periodo, con sostanziali differenze riconducibili allo stato sociale, al genere e alla classe d'età dei defunti.
La tomba 10.000 si caratterizza principalmente per la tipologia sepolcrale. Si tratta infatti di una tomba a cassa litica, molto frequente nella necropoli. La particolarità, tuttavia, risiede nel materiale di costruzione impiegato: al posto dell'abituale travertino, pietra locale di facile reperimento, è stato impiegato tufo grigio campano, sicuramente importato. Anche la lavorazione della cassa e della copertura attestano la ricercatezza e la cura nella messa in opera della tomba. Tre blocchi in tufo modanati costituivano la copertura della cassa, realizzata con blocchi perfettamente squadrati.
Il proprietario della sepoltura è, con ogni probabilità, un adolescente (a giudicare dalla lunghezza dello scheletro e dalle dimensioni delle ossa). Sebbene si conservi perfettamente la parte inferiore, dal bacino ai piedi, la parte superiore presenta un grave danneggiamento a causa delle infiltrazioni di radici e di attività animali. Nel corredo funerario spiccano un grande cinturone di bronzo e due coppe a vernice nera collocate ai piedi, di cui una con anse (coppa destinata al consumo del vino, skyphos). Il cinturone bronzeo sembra ricondurre alla sfera guerriera oltre a configurarsi come simbolo dello status sociale. Tuttavia manca nel corredo l'arma da lancio (giavellotto o lancia), peculiare dei maschi adulti della comunità.
La colonia etrusca di Pontecagnano raggiunse l'apice della sua fortuna tra l'VIII e il VII secolo a.C.. Qui sono stati rinvenuti oggetti provenienti da tutte le parti del Mediterraneo, dalla Grecia all'Egitto, dall'Estremo Oriente alla Sicilia e alla Sardegna. Pochi chilometri di terreno coltivato e il fiume Sele separano l'insediamento dalla storica città greca, e poi romana, di Paestum, mentre a sud si trova Pompei, le cui origini, secondo recenti studi condotti dall'archeologo Massimo Osanna, vanno considerate etrusche.
Nel V secolo a.C., la battaglia di Cuma ed il conseguente tramonto della civiltà etrusca nel meridione portarono ad un ridimensionamento della colonia di Pontecagnano. La cultura e i riti funerari, nel frattempo, erano mutati: non si deponevano più ricchi corredi nelle sepolture. Sopravvissuta fino all'età romana, quando si chiamò Picentia, Pontecagnano continuò ad essere un grande luogo di aggregazione. Gli scavi qui iniziarono nel 1962, con il boom edilizio, e si ebbero subito ritrovamenti di tombe. Degli scavi si occupò Bruno D'Agostino, tra i padri dell'etruscologia in Italia.

Fonti:
archeome.it
ansa.it


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