venerdì 29 agosto 2025

Gerusalemme, rinvenuta una rara moneta d'oro di Berenice II

Gerusalemme, la moneta delle regina Berenice
(Foto: Eliyahu Yanai, Città di David)

Una scoperta ritenuta di eccezionale rarità e valore storico è emersa dagli scavi della Città di David a Gerusalemme: una moneta d'oro con il ritratto della regina ellenistica Berenice II d'Egitto, risalente a circa 2200 anni fa. Si tratta di un rinvenimento che getta nuova luce sul ruolo della città nel periodo ellenistico e sul legame con le grandi potenze del Mediterraneo orientale.
La moneta è stata trovata nell'area di scavo del parcheggio Givati, parte del Parco Nazionale della Città di David, durante un'attività di setacciatura del terreno.
La moneta, di piccolo taglio - un quarto di dracma - è stata coniata in oro puro (99,3%) tra il 246 ed il 241 a.C., durante il regno di Tolomeo III, marito della regina Berenice II. Al dritto presenta il ritratto della sovrana, con diadema e velo, oltre ad una collana al collo. Il rovescio raffigura una cornucopia, simbolo di fertilità e prosperità, affiancata da due stelle, con la scritta in greco "della regina Berenice". L'iscrizione ha un valore particolare: raramente, infatti, in quel periodo le monete recavano il nome di una regina, e nel caso di Berenice l'attribuzione "Basilisses", ovvero "della regina", sembra suggerire una dignità autonoma e un potere politico diretto, non solo come consorte del sovrano.
La coniazione, avvenuta con ogni probabilità ad Alessandria d'Egitto, sarebbe stata legata al ritorno vittorioso delle truppe egiziane dalla Terza guerra siriaca, combattuta contro il regno seleucide di Siria, una delle maggiori potenze ellenistiche rivali. Le monete, probabilmente, furono realizzate in serie limitata per essere distribuite come premio ai soldati, un donativo di alto valore simbolico e materiale.
Secondo il Dottor Robert Kool, capo del Dipartimento di Numismatica dell'Autorità israeliana per le Antichità, e il Dottor Haim Gitler, curatore di Archeologia e Numismatica al Museo d'Israele, la scoperta ha un rilievo unico. "Per quanto sappiamo, la moneta è l'unica del suo del suo genere mai scoperta fuori dall'Egitto, che era il centro del dominio tolemaico. - Affermano i due studiosi. - Sono note solo circa venti monete di questo tipo e questa è la prima mai rinvenuta in uno scavo archeologico controllato, il che la rende un reperto di straordinaria importanza scientifica". Fino ad oggi gli esemplari conosciuti provenivano da collezioni private o mercati antiquari, privi quindi di informazioni sul contesto originario.
Berenice II, figlia de re Magas di Cirene e moglie di Tolomeo III, regnò in Egitto dal 246 al 222 a.C. E' una figura nota per la sua influenza politica e culturale, legata anche alla celebre "chioma di Berenice", la costellazione che porta il suo nome e che, secondo la leggenda, nacque dal sacrificio della sua bellissima chioma dedicata ad una divinità per propiziare la vittoria del marito. La sua raffigurazione su una moneta con titolo regale, da viva, è un evento rilevante e conferma lo status eccezionale di questa sovrana all'interno della dinastia tolemaica.

Fonte:
finestresullarte.info

Emirati Arabi Uniti, scoperta la croce di un'antica chiesa cristiana

Emirati Arabi Uniti, la croce scoperta a Sir Bani Yas
(DCT Abu Dhabi)

Importante scoperta archeologica negli Emirati Arabi Uniti: è stata rinvenuta una croce in gesso proveniente da un antico monastero cristiano (di cui oggi rimangono i resti) che si trovava sull'isola di Sir Bani Yas, al largo della regione di Al Dhafra, nell'emirato di Abu Dhabi.
La scoperta è stata fatta durante il primo grande scavo sull'isola in oltre 30 anni. La campagna di ricerca sull'isola di Sir Bani Yas è stata avviata nel 2025. La croce è modellata su una targa di gesso, mostra somiglianze con reperti provenienti da Iraq e Kuwait ed è legata alla Chiesa d'Oriente, le cui origini risalgono all'antico Iraq. Il monastero cristiano da cui proviene risale al VII-VIII secolo d.C. e venne scoperto nel 1992 dall'Abu Dhabi Islands Archaeological Survey (ADIAS). Da allora, gli scavi hanno portato alla luce una chiesa e un complesso monastico occupati contemporaneamente al monastero. Attualmente vengono interpretati come spazi separati, dove i monaci anziani si ritiravano per periodi di contemplazione ed isolamento ascetico.
Sir Bani Yas fa parte di un più ampio gruppo di chiese e monasteri sorti nella regione nello stesso periodo, con siti simili a Umm Al Quwain, in Kuwait, in Iran e in Arabia Saudita. Il cristianesimo si diffuse e declinò nella penisola arabica tra il IV ed il VI secolo d.C. Cristiani e musulmani coesistettero fino all'VIII secolo d.C., quando il monastero di Sir Bani Yas fu abbandonato. Oggi, la chiesa ed il monastero, situati all'interno di riserve naturali, sono una testimonianza dell'antico passato di Abu Dhabi.
Gli archeologi stanno attualmente studiando ed esplorando un gruppo di abitazioni con cortile nei pressi del monastero, dove i primi monaci cristiani vivevano in ritiro.

Fonte:
finestresullarte.info

Gran Bretagna, il gigante del forte di Magna...

Gran Bretagna, scarpa romana extralarge
(Foto: The Vindolanda Trust)
Dal sito romano di Magna, una delle roccaforti lungo il Vallo di Adriano, sono emerse delle scarpe romane di taglia extralarge.
L'attuale campagna di scavi a Magna (ora Carnovan) ha permesso di recuperare diversi reperti. La scoperta più sorprendente è stata quella di 34 calzature in pelle, alcune delle quali in uno stato di conservazione sorprendentemente buono. La più curiosa è senza dubbio una scarpa di dimensioni molto grandi, corrispondenti al numero 48 attuale, che ha suscitato, oltre allo stupore, numerose domande una delle quali riguardante il "proprietario" di una calzatura così grande.
Magna, nome romano che si può approssimativamente tradurre come "il forte sulla roccia", sorge all'estremità della cresta rocciosa del Whin Sill. Anche se non menzionata nelle famose tavolette di Vindolanda, l'identità e l'importanza del sito emergono chiaramente dagli scavi. Il nome moderno, Carvoran, potrebbe significare "il forte alla fine della via della Vergine", come suggerito dal reverendo ed antiquario Anthony Hedley, che iniziò gli scavi nel sito nel 1830 e costruì l'edificio che attualmente ospita il museo.
Gli archeologi erano impegnati nel documentare un fossato a gradoni, largo oltre sei metri, con base a frantumazione ed un rivestimento in pietra lungo il bordo meridionale: un perfetto esempio delle sofisticate tecniche difensive romane. E' proprio da questo fossato che provengono le scarpe, tra le quali quella che si è guadagnata l'epiteto di "scarpa gigante di Magna".
Le condizioni del sito hanno permesso la conservazione di notevoli dettagli: tomaie ancora attaccate, decorazioni impresse nella pelle e cuciture visibili. Tuttavia non tutti i reperti hanno resistito allo stesso modo. Mentre gli archeologi si preparano a proseguire gli scavi all'interno del forte, nella speranza di scoprire di più sulla vita degli antichi abitanti, resta la domanda su chi indossava scarpe così grandi. Un viaggiatore straniero? O, forse, un comandante con esigenze personalizzate? O, ancora, erano delle soprascarpe?
Le ricerche sono ancora in corso con il supporto di esperti come la Dottoressa Elizabeth Greene, Professoressa associata presso la Western University in Ontario e specialista nelle calzature di Vindolanda.
"Questo ritrovamento è importante anche perché mostra come venivano realizzate le calzature romane. - Ha spiegato Rachel Frame, una delle archeologhe del Magna Project. - La suola era composta da più strati di cuoio, tenuti insieme da stringhe, cuciture e chiodini, ma poiché mancava la parte della punta, non è stato possibile stimarne la misura. Una seconda scarpa, trovata sul fondo dello 'spacca caviglie' era intatta e la suola misura 32 centimetri di lunghezza, l'equivalente di un numero 48".
Va tenuto presente che in epoca romana l'altezza media era inferiore a quella attuale, poco meno di 1,70 metri per gli uomini. Questo suggerisce che chi indossava queste enormi calzature fosse un vero e proprio gigante per la sua epoca. Nel forte di Magna, comunque, erano ospitati, oltre ai romani, anche legionari provenienti dalle province più lontane come quelle siriane.
Tra i reperti rinvenuti nella stagione di scavo figurano ceramiche, un pettine di legno, palette per il trucco e picchetti per le tende.
Lo "spacca caviglie" era una fenditura stretta e profonda situata nel fondo di un fossato, che, una volta nascosta dall'acqua, faceva inciampare i soldati nemici, rompendo loro la caviglia ed intrappolandoli.

Fonti:
mediterraneoantico.it
focus.it
fanpage.it

domenica 24 agosto 2025

Israele, scoperta la prima "casa per anziani" della storia

Israele, un primo piano del mosaico rinvenuto
(Foto: Dott. Michael Eisenberg)

Durante gli scavi archeologici nel Parco Nazionale di Hippos, vicino al Mar di Galilea, i ricercatori dell'Università di Haifa hanno scoperto un'iscrizione a mosaico in greco recante l'insolita benedizione: "Pace agli anziani". L'iscrizione indica, probabilmente, l'esistenza della più antica casa di cura conosciuta scoperta in uno scavo archeologico.
Datata alla fine del IV o, al più tardi, all'inizio del V secolo d.C., l'iscrizione è stata trovata all'interno di un medaglione decorato con motivi colorati, accanto ad uno dei mosaici più impressionanti scoperti nel sito.
"Questa è la prova che la cura e la preoccupazione per gli anziani non sono solo un'idea moderna, ma facevano parte di istituzioni e concetti sociali già circa 1600 anni fa", ha detto il Dottor Michael Eisenberg dello Zinman Institute of Archaeology e del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Haifa, nonché co-direttore del progetto di scavo.
Hippos era una città cristiana nella regione del Mar di Galilea in epoca bizantina e fungeva da sede vescovile, ospitando almeno sette chiese. Situata su una collina che domina il Mar di Galilea, la città è stata al centro di scavi sistematici, compresi ampi sforzi di conservazione, sin dal 2000. Durante il periodo bizantino, Hippos funzionò come centro religioso, sociale ed economico, con il decumano massimo ed una rete di cardines che fungevano da arterie principali.
Il mosaico è stato scoperto vicino all'incrocio di due strade principali, a circa 100 metri dalla piazza centrale, all'interno di uno dei blocchi residenziali circostanti. I ricercatori hanno analizzato l'iscrizione in greco dal punto di vista sia linguistico che stilistico che contestuale, confrontandola con fonti storiche del periodo bizantino che menzionano istituzioni per anziani. Hanno anche esaminato le raffigurazioni iconografiche presenti attorno all'iscrizione, che raffigurano oche egiziane, cipressi, frutti e vasi. I ricercatori ritengono che il mosaico sia stato posizionato vicino all'ingresso dell'edificio, centralmente, in modo da essere visibile a chi entrava.
Gli studi finora condotti indicano che il mosaico di Hippos è probabilmente la prima prova archeologica di un'istituzione progettata specificatamente per servire gli anziani durante il periodo bizantino. Sebbene tali istituzioni siano note da fonti scritte del V e VI secolo, questa è la prima volta che sono state trovate prove fisiche direttamente collegate a questa tipologia di attività.
Il mosaico di Hippos offre una visione unica della vita sociale e religiosa durante il periodo bizantino, in particolare per quel che riguarda la cura degli anziani. La scoperta getta nuova luce sul ruolo degli anziani nella società cristiana bizantina, evidenziando che vennero costruite non solo chiese ed edifici religiosi, ma anche strutture con funzioni sociali quotidiane.

Fonte:
israelnationalnews.com


Bulgaria, trovata la sepoltura di un principe tracio

Bulgaria, la sepoltura del guerriero (Foto: archeomedia.net)

Gli archeologi dell'Accademia bulgara delle scienze hanno portato alla luce, nei pressi del villaggio di Kapitan Petko Volvada, nella regione di Topolovgrad, una sepoltura del II secolo a.C., che viene considerata la più ricca dell'epoca ellenistica mai rinvenuta in Bulgaria.
La tomba apparteneva ad un guerriero tracio di alto rango, forse anche un sovrano, sepolto insieme al suo cavallo da guerra. Il corredo funebre comprendeva una corona in argento dorato, simbolo d'onore nella cultura tracia, un bracciale d'argento, un anello, una fibula decorata e una spada greca makhaira con impugnatura in oro e pietre preziose. Il cavallo era ornato con medaglioni in oro, argento e bronzo raffiguranti scene mitologiche, tra cui Ercole in lotta con il gigante Anteo.
I Traci, popolo indoeuropeo attestato sin dall'Età del Bronzo, furono a lungo impiegati come guerrieri e mercenari per potenze più grandi. In età ellenistica e romana, la loro abilità nella cavalleria e nella fanteria leggera portò spesso a ricompense in terre, favorendo la romanizzazione delle regioni in cui vivevano.
La scoperta è avvenuta durante i lavori di posa di un cavo elettrico.

Fonte:
artslife.com

Cartagine, scoperte sepolture di bambini ed animali in giare

Tunisia, gli scavi di Cartagine (Foto: Ansa.it)

Nell'ambito del progetto di sviluppo e valorizzazione del tofet di Cartagine (Tunisia), gli scavi archeologici presso il tempio di Tanit e Baal Hammon hanno portato alla scoperta di un numero significativo di giare votive ed offerte.
Lo ha annunciato l'Istituto Nazionale del Patrimonio (INP) tunisino, precisando che alcune di queste risalgono al V secolo a.C., o addirittura alla fine del VI secolo a.C., mentre altre risalgono al III secolo a.C.
Secondo la stessa fonte queste giare conterrebbero resti carbonizzati di neonati prematuri e vari animali, che erano stati sepolti secondo i riti religiosi praticati a Cartagine all'epoca.
Gli scavi, prosegue l'INP, hanno anche fatto luce sulle trasformazioni subite dal sito sacro durante il periodo romano. Il team ha riportato alla luce mura risalenti al II e III secolo d.C., oltre ad altre risalenti al tardo periodo romano.

Fonte:
archeomedia.net

Egitto, i tesori del mare di Abu Qair


Alessandria d'Egitto, il recupero di una delle statue ad Abu
Qair (Foto: Ministero del Turismo e delle Antichità)
Ad Abu Qair, a nordest di Alessandria d'Egitto sono riemerse, dalle acque del Mediterraneo tre statue di rilevanza storica. Si tratta della prima operazione di recupero subacqueo di questa portata in Egitto negli ultimi 25 anni.
Le opere estratte comprendono una statua colossale in quarzo con i cartigli di Ramses II, una figura in granito pertinente un personaggio che non è stato ancora identificato e di epoca tolemaica, danneggiata dal collo alle ginocchia ed una statua in marmo bianco che rappresenta un esponente dell'aristocrazia romana.
All'operazione hanno assistito non solo i media, ma anche ambasciatori e consoli stranieri oltre ai rappresentanti del Consiglio Supremo delle Antichità e dell'Autorità Generale Egiziana per la Promozione ed il Turismo.
Le indagini recenti hanno confermato la presenza di strutture stabili rimaste a lungo sommerse, probabilmente a causa di fenomeni geologici o di terremoti che ne hanno provocato lo sprofondamento sotto il livello del mare.
Secondo i dati raccolti finora, il sito corrisponderebbe ad una città di epoca romana, che doveva comprendere edifici, templi, cisterne idriche, vasche per l'allevamento ittico, un porto ed alcune banchine. Alcuni studiosi ritengono possa trattarsi di un'estensione della città di Canopo, i cui resti significativi erano stati già rinvenuti nella stessa zona. La stratificazione del sito ha restituito testimonianze riferibili a diverse fasi storiche, dall'epoca faraonica, a quella tolemaica, romana, bizantina ed islamica, delineando una continuità di insediamenti che rende Abu Qair uno dei principali centri di studio per l'archeologia subacquea.
Le ricerche hanno permesso il ritrovamento di molti reperti: anfore recanti bolli commerciali e date di produzione, resti di una nave mercantile con un carico di frutta secca e una bilancia in rame per la pesatura, statue reali e figura di Ushabti, ancore in pietra, monete risalenti alle epoche romana, bizantina ed islamica, oltre a ceramiche, piatti, vasche da allevamento ed una passeggiata marittima lunga 125 metri.

Fonte:
finestresullarte.info

venerdì 15 agosto 2025

Orvieto, emergono dal terreno i tesori del Fanum Voltumnae

Orvieto, l'area di scavo alle pendici della rupe
(Foto: siviaggia.it)

Due teste di ariete, una di leone ed altari monumentali emersi dalla terra degli etruschi, sono gli straordinari ritrovamenti delle recenti campagne di scavo al Campo della Fiera, alle pendici della rupe di Orvieto, dove da 26 anni lavora l'equipe guidata dall'archeologa Simonetta Stopponi.
I depositi del sito custodiscono i tesori del Santuario federale degli etruschi, il celebre Fanum Voltumnae, luogo dove si riunivano annualmente i rappresentanti delle dodici città-stato etrusco.
"Siamo nel santuario federale degli etruschi. - Ha spiegato la professoressa Stopponi. - I primi segni di culto risalgono alla prima metà del VI secolo a.C., ma è nella seconda metà, con la pianificazione urbanistica voluta da Porsenna re di Chiusi e Orvieto, che il sito raggiunge la sua piena fioritura".
Qui, ai margini della città, in posizione pianeggiante e strategica, sorgevano templi, altari e strutture monumentali oggi parzialmente riportate alla luce. Ma è negli ultimi anni che sono stati rinvenuti alcuni dei reperti più significativi. "Abbiamo trovato altari giganteschi. - Ha raccontato la professoressa Stopponi. - I più grandi finora scoperti in Etruria, composti da blocchi sovrapposti e decorati con teste di ariete e di leone, risalenti all'inizio del V secolo a.C.". Perfettamente scolpite con dettagli naturalistici e uno sguardo magnetico, ornavano questi altari dedicati agli dei celesti, come indicano anche le fonti latine.
E' stato trovato anche un occhio in bronzo e pasta vitrea. Accanto a questi capolavori sono stati estratti dal terreno migliaia di reperti: ceramiche, oggetti votivi, monete romane ed un pendente d'oro cavo, usato per contenere profumo, a forma di ghianda. Questo era, infatti, il cuore spirituale e politico dell'Etruria.
Il centro del santuario è il Tempio A, dove si è conservata una continuità di culto che va dal VI al IV secolo d.C., sotto il controllo dei romani, che consentirono il mantenimento delle pratiche religiose solo in questo luogo. Tra le scoperte più emozionanti vi è la base di statua bronzea sottratta dai romani con la più lunga iscrizione etrusca mai ritrovata ad Orvieto. "L'ultima parola dell'incisione indica il luogo dove si trovava la statua: un luogo celeste ed è la prova che questo era il Fanum Voltumnae", ha detto la professoressa Stopponi. 

Fonte:
archeomedia.net

Castelseprio, scoperto i resti di un edificio. Indizi delle origini?

Gli scavi di Castelseprio (Foto: archeomedia.net)

Castelseprio era un'antica città dotata di mura possenti, torri, case e chiese. L'insediamento venne distrutto nel 1287 durante la guerra tra i Visconti di Milano ed i Della Torre per il controllo del territorio.
Prima di allora l'abitato era capoluogo del Seprio, un importante distretto territoriale oggi compreso tra l'Alto Milanese ed il Varesotto. Sotto i re longobardi aveva raggiunto straordinarie vette di splendore. Tra il VI ed il X secolo, un pittore venuto dall'Oriente aveva dipinto i suggestivi e misteriosi affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas, oggi ritenuti un capolavoro dell'arte medioevale. Il sito, nel 2011, è entrato nella lista dei beni UNESCO e dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Finora poco si sapeva sulla storia più antica di Castelseprio e non era noto il periodo di fondazione della città. La IX campagna di scavi presso la "casa medioevale", conclusasi nel luglio 2025, ha in parte chiarito questo mistero. Gli archeologi, che avevano trovato nelle precedenti campagne resti di abitazioni di epoca basso medioevale, longobarda e gota, infatti, hanno fatto una scoperta inaspettata: hanno portato alla luce i resti di un edificio databile tra il IV ed il V secolo d.C.
Grazie a questa scoperta, i ricercatori potranno comprendere meglio le origini dell'insediamento. Si pensa che quanto scoperto possa avere una rilevante importanza in campo archeologico. Infatti permette di spostare le origini dell'intero insediamento ad un'epoca nella quale l'impero romano era ancora in vita, prima dell'arrivo dei Longobardi (568), che lo portarono al massimo splendore.
Castelseprio aveva iniziato a formarsi, dunque, già in piena epoca romana, epoca alla quale data il basamento della torre di Torba, nella parte bassa del sito (che parrebbe, appunto, risalire a fine IV - inizio V secolo d.C.). La nascita del castrum non fu una conseguenza delle dinamiche medioevali, ma affonda le radici nel periodo tardoantico, in una fase storica di grandi cambiamenti e transizioni.
Durante il regno longobardo (568-774) vennero realizzati i celebri affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas. Questi affreschi sono ispirati ai Vangeli apocrifi ed in particolare al Protovangelo di Giacomo, testo greco della metà del secolo. Le pitture erano celate da strati di intonaco attribuibili a rimaneggiamenti successivi. Quando sono stati scoperti risultavano anche parzialmente danneggiati dai martellamenti del XVI secolo, dovuti al sovrapporsi di nuove decorazioni.

Fonti:
archeomedia.net
storiearcheostorie.com

giovedì 14 agosto 2025

Turchia, Laodicea, scoperto l'edificio del consiglio cittadino

Laodicea, il teatro (Foto: AA)
 

A Denizli, in Turchia, durante i recenti scavi nel sito archeologico dell'antica Laodicea, è stato portato alla luce l'edificio del consiglio, risalente a 2050 anni fa. Si tratta di un traguardo importante nei 22 anni di lavori archeologici e di restauro nella città, che ha una storia che risale al 5500 a.C.
Tra le scoperte precedenti, Laodicea ha restituito blocchi di travertino decorati con intricati motivi, una statua alta tre metri di Traiano, la fontana di Traiano ed un gruppo scultoreo con Scilla, il terribile mostro che compare nell'Odissea.
"Sappiamo già, dalle fonti antiche, che era un centro amministrativo che controllava 7-10 città. - Ha dichiarato all'agenzia turca Anadolu il responsabile della missione, l'archeologo Celal Simsek. - Quando abbiamo iniziato gli scavi nell'edificio del consiglio, abbiamo visto che le mura perimetrali erano a cinque angoli e che insieme alla facciata formavano una struttura esagonale. E' la prima volta che ci imbattiamo in uno stile architettonico del genere".
Sono stati portati alla luce i gradini superiori e inferiori: la parte inferiore è completamente intatta, e sui gradini sono incisi i nomi del presidente e dei membri del consiglio, circostanza che ha permesso di identificare i membri del consiglio in carica all'epoca (anziani, giovani e cittadini comuni). L'edificio era dotato di 17 file di sedili, 8 nella parte inferiore e 9 nella parte superiore.
La struttura venne costruita durante il regno dell'imperatore Augusto, dopo la metà del I secolo a.C. circa. L'imperatore Adriano arrivò qui nel 129 d.C. Dopo il suo arrivo qui venne eseguito un restauro su larga scala, rivelato dai blocchi architettonici. L'edificio del consiglio è stato utilizzato fino al VII secolo d.C. e si pensa che potesse ospitare fino a 600-800 membri. Dopo che Laodicea divenne la capitale della Frigia, questo luogo divenne anche un centro giudiziario.
La scultura rinvenuta in posizione seduta durante gli scavi dell'edificio si riferisce, con tutta probabilità ad un amministratore, un giudice supremo o un governatore dell'epoca. La statua risale al II secolo d.C. mentre la testa che vi è stata collocata sopra dagli archeologi, risale al 400 d.C., il che significa che, mentre il sistema giudiziario era in funzione, la persona qui raffigurata sedeva come giudice supremo. Con il passare del tempo, i presidenti ed i giudici venivano sostituiti ed i loro ritratti venivano rifatti e qui collocati.
La struttura era circondata da un'agorà politica, da sale d'archivio, da un grande complesso termale e dallo stadio più grande della regione.

Fonti:
ilgiornaledellarte.com
trt.global

Parco sommerso di Baia, ritrovate le terme di Cicerone?

Le rovine di Portus Iulius all'interno del Parco 
sommerso di Baia (Foto: Minitero della Cultura -
Parco Archeologico Campi Flegrei)

Si sono concluse in questi giorni le operazioni di scavo subacqueo che hanno riportato alla luce un ambiente termale di età romana, situato a tre metri di profondità al centro del Portus Iulius, all'interno della zona B del Parco sommerso di Baia. L'intervento, condotto dopo l'individuazione del sito nel 2023, ha permesso di documentare una struttura ben conservata, offrendo nuove prospettive di studio sul complesso archeologico sommerso.
L'ambiente, riconducibile ad una sala per bagni caldi, si distingue per l'ottimo stato di conservazione. Il pavimento musivo, ancora in posizione originaria, poggia sulle pilae del sistema a suspensurae: piccoli pilastri in laterizio che sostenevano il piano di calpestio, creando un'intercapedine in cui circolava aria calda. Il calore si diffondeva anche attraverso tubuli inseriti nelle pareti, consentendo il riscaldamento uniforme della stanza. La tipologia di struttura corrisponde ad un laconicum, un ambiente simile ad una sauna diffuso nelle terme romane.
Durante lo scavo sono stati recuperati numerosi materiali ceramici, attualmente in fase di studio, che appaiono di particolare interesse per la ricostruzione della storia del sito. Secondo le prime ipotesi, la loro analisi potrà chiarire non solo le tecniche costruttive adottate, ma anche le circostanze che portarono alla distruzione e all'abbandono dell'ambiente. Tra le possibilità allo studio vi è l'identificazione della sala con le terme nella villa di Cicerone, menzionate nelle fonti antiche e localizzate proprio nell'area di Baia.
Il Portus Iulius, oggi sommerso a causa del bradisismo, rappresentava in età romana un importante complesso portuale residenziale. La presenza di ambienti termali così ben conservati conferma la ricchezza architettonica e la complessità degli impianti presenti nella zona, che univano funzioni pubbliche e private.
Gli scavi hanno rivelato, inoltre, tracce di decorazione pittorica sulle pareti dell'ambiente, seppure in stato frammentario. Si tratta di resti cromatici che, nonostante la lunga permanenza sott'acqua, permettono di ipotizzare la presenza originaria di un apparato decorativo elaborato, probabilmente in linea con il gusto dell'epoca per ambienti termali riccamente abbelliti.

Fonte:
finestresullarte.info

Gerusalemme, rinvenuta una rara moneta d'oro di Berenice II

Gerusalemme, la moneta delle regina Berenice (Foto: Eliyahu Yanai, Città di David) Una scoperta ritenuta di eccezionale rarità e valore stor...